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Il progetto si propone di promuovere la filiera cerealicola locale in collaborazione con l’Institut Agricole Régional (IAR), mediante la valorizzazione della segale autoctona denominata biotipo SC50 Rhemes-Saint-Georges, studiata dal 2003 e riprodotta sul territorio dallo stesso IAR, grazie alla disponibilità dei proprietari terrieri privati che hanno messo a disposizione i terreni per la semina, cercando di creare nuove opportunità i ambito agricolo/ turistico.
Grazie al progetto denominato “Recupero di ecotipi locali di cereali” condotto dall’Institut Agricole Régional (IAR) di Aosta, nel 2003, che ha studiato e analizzato l’ecotipo di segale “SC 50 Rhêmes-Saint-Georges”, precedentemente catalogato dal Centre de Recherche Agronomique Suisse (ACW) di Changins-Wadenswil, oggi è possibile recuperare la varietà autoctona di segale riproducendola nuovamente sul territorio. ll progetto promosso dal Comune, si propone di incentivare la filiera cerealicola creando nuove opportunità in ambito agricolo/turistico, mediante itinerari di visita, giochi interattivi presso il parco ludico-culturale Lo Berlò e l’organizzazione di “Ateliers” con degustazione di prodotti contenenti la segale.
Si invita il visitatore a scoprire la filiera della segale percorrendo i vari itinerari che conducono ai forni e ai mulini presenti sul territorio, restaurati nella loro forma originaria, a sperimentare giochi interattivi del parco ludico-culturale Lo Berlò e ad assaggiare le varie prelibatezze che il locale ristorante propone.
Sul territorio comunale sono tutt’oggi presenti importanti testimonianze del patrimonio culturale legato alla vita rurale in montagna. I forni da pane e i mulini erano, infatti, necessari alla sopravvivenza della comunità. Questi piccoli manufatti in pietra, siti all’interno o ai margini dei villaggi, erano quasi sempre di proprietà del Comune. Sia la loro realizzazione che manutenzione erano gestite tramite corvées, da tutte le famiglie del villaggio.
I forni da pane e i mulini che si trovano nei villaggi di Rhêmes-Saint-Georges, con la loro semplice ma buona fattura, si inseriscono in quella svariata molteplicità di forme che fanno parte del patrimonio architettonico rurale di montagna, che proprio in questo comune si presenta con un certo numero di costruzioni di notevole impianto.
FORNI
Forno di Proussaz. Solo da pochi anni questo forno non è più utilizzato dagli abitanti del villaggio. Fa parte di un complesso, la cui parte anteriore chiusa su tre lati, ospita i fornai durante il lavoro. Misura 4,5 x 4,5 m.
Forno di Frassiney: presenta un’architettura particolare rispetto agli altri forni del comune. Il camino, il condotto di tiraggio supplementare, la finestra e la sporgenza davanti alla bocca del forno, dimostrano che la sua costruzione è particolarmente accurata. Si potevano infornare contemporaneamente 120 pani. Attualmente una parte del tetto e un angolo del forno sono deteriorati, poiché per lungo tempo non c’è stata manutenzione.
Forno di Coveyrand: costruito nel XIX secolo, è ancora in buono stato. È caratterizzato da due elementi: la volta, che riproduce fedelmente la forma circolare del piano e la bocca, realizzata in mattoni.
Forno di Vieux: costruito dall’Amministrazione comunale nel 1977, è il solo ad essere ancora utilizzato. Dispone di un piccolo locale munito di un’impastatrice meccanica. Altro particolare: le due bocche del forno sono di dimensioni diverse.
Forno di Voix: uno dei più antichi del comune. La data incisa sulla trave principale, prova che ha sicuramente subìto delle modifiche nel XX secolo. La bocca di questo piccolo forno (4 x 4,5 m) è costituita da due grosse pietre.
Forno di Le Créton: si trova nelle vicinanze del villaggio, vicino alla fontana dell’oratorio. È la prima costruzione che si scorge arrivando. Il forno, non adibito alla fabbricazione del pane, presenta un’architettura particolare: davanti all’entrata c’è un pilastro in pietra, che sostiene una trave di colmo ed è puntellato da due travi incastrate nel muro.
Forno di Mélignon: la storia di Mélignon non è ben nota. Una prima data, il 1867, è incisa sulla pietra vicino alla bocca del forno e una seconda figura sulla trave di colmo e sul muro di nord-est. Questo potrebbe indicare che il forno è stato in parte ricostruito. Con la sua superficie di quasi 23 mq, è il forno più grande di tutto il comune.
La cartina, realizzata nell’ambito del progetto GAL, consente di individuare i forni e i mulini presenti sul territorio del Comune. Per maggiori dettagli sull’itinerario, consultare la pagina del sito La Vallée du Seigle.
I MULINI
Mulino di La Fabrique: si presume che la costruzione del mulino di “La Fabrique” risalga a prima del XX secolo. Sulla trave di colmo è visibile la data 1957. Il dispositivo idraulico ha mantenuto la macina e le caratteristiche originali, sebbene sia stato oggetto di un importante restauro nel 1957 che ne ha modificato la struttura. Il Rû, ossia il canale irriguo che porta l’acqua al mulino, ancora ben visibile, è stato canalizzato mediante canalette in legno. La tipica ruota, completamente in legno, formata da sagome simili a mezzi cucchiai, è anch’essa ben visibile nel locale in basso. Il mulino è situato sull’argine della Dora di Rhêmes, nei pressi della segheria e del ponte che conduce a Voix.
Mulino di Voix: già citato nel Catasto Sardo, il mulino di Voix ha subìto un’importante ristrutturazione nella seconda metà del XX secolo a seguito di un’alluvione. All’interno è leggibile la data del 1862. Il mulino veniva un farmacia online tempo utilizzato anche dagli abitanti delle frazioni di Le Coveyrand e Le Cachoz. Le canalizzazioni d’entrata e d’uscita del mulino sono ancora visibili. Nel locale basso, parzialmente interrato, si trova la ruota completamente in legno, formata da sagome simili a mezzi cucchiai. La costruzione é situata al confine del villaggio, lungo la Dora di Rhêmes ed è ben visibile dalla strada regionale.
Mulino di Frassiney: già citato nel Catasto Sardo, il mulino di Frassiney presenta sulla macina la data del 1909 e il medesimo anno è indicato anche sulla trave di colmo. Il canale che porta l’acqua al mulino risulta ancora ben visibile, scorre in parte scavato nel terreno, ma in alcuni tratti si può riconoscere una canalizzazione in legno. Il mulino è situato ai margini del villaggio nei pressi del forno.
Mulino di Proussaz: si presume che la costruzione del mulino di Proussaz sia antecedente al XX secolo. Il suo meccanismo e le macine sono al loro posto. Il locale interrato e la ruota a cucchiaio risultano essere in buono stato. Il mulino si trova a margine del villaggio, vicino al ponte, lungo la Dora di Rhêmes ed è ben visibile dalla strada regionale.
Il Comune di Rhêmes-Saint-Georges, in collaborazione con il Parco Nazionale Gran Paradiso, mediante il progetto Biodiv’ALP – (Piano integrato a favore della diversità sulle Alpi fra Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria e Francia), finanziato dal fondo di sviluppo regionale dell’Unione europea nell’ambito del Programma di Cooperazione Territoriale Europea Interreg ALCOTRA V-A Francia-Italia 2014-2020, che si pone come obiettivo il miglioramento della gestione degli habitat e delle specie protette nell’area transfrontaliera, – investe e promuove la valorizzazione della coltivazione della segale autoctona nella Valle di Rhêmes.
Tale progetto abbraccia quelli precedentemente realizzati che mirano, tutti insieme, a creare e valorizzare l’intera filiera dell’ecotipo di segale catalogata “SC 50 Rhêmes-Saint-Georges”. In particolare il progetto Biodiv’ALP ha permesso di recuperare e rimettere a coltura un’area dismessa, ora destinata a diventare uno spazio didattico, grazie anche alla collaborazione con l’Institut Agricole Régional, con il quale il Comune ha intrapreso un percorso di collaborazione, in cui verranno messi a dimora, seguendo la rotazione agraria, campi di segale, patate e altre colture, al fine di produrne un quantitativo tale da permettere di recuperare ulteriori aree marginali attualmente incolte e riavviare e mantenere la filiera affinché la stessa possa nutrire e creare nuove opportunità di cooperazione in ambito agricolo, commerciale e turistico.